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La lingua e la grammatica italiana sono tra le più complicate del mondo. Imparare la nostra lingua non è un’impresa facile, basti considerare come siamo noi stessi madrelingua ad essere spesso attanagliati da dubbi amletici. Ecco che allora si rischia spesso di incappare in imbarazzanti strafalcioni quando mettiamo per iscritto le nostre idee.
La lingua italiana è rinomata per la sua bellezza e la sua ricchezza letteraria, d’altronde non è certo un caso che la poesia e la letteratura più emozionante e degna di nota provenga dagli autori italiani. Imparare e padroneggiare la grammatica italiana richiede tempo, pratica e dedizione, e anche coloro che la parlano da sempre possono trovare difficile navigare tra le sue complessità.
Quante volte ci sarà capitato di chiedere o di essere interpellati nel modo seguente: come si scrive questa cosa? Una volta c’erano i dizionari o i manuali di grammatica a fugare i dubbi, mentre oggi le risposte più rapide possono provenire dalla rete. Leggere testi di qualità, scrivere regolarmente e confrontarsi con la grammatica attraverso esercizi e approfondimenti possono aiutare a consolidare le proprie conoscenze e a individuare eventuali lacune da colmare.
Anche l’uso corretto delle preposizioni e delle congiunzioni può essere un’ardua sfida, così come la corretta collocazione dei pronomi e la distinzione tra i vari tempi verbali. Sono in pochi a sapere che il 90% delle persone non scrive nel modo corretto queste parole: ‘ce c’è’, ‘c’è n’è’ o ‘c’è n’è’.
Eppure capita di usarle praticamente ogni giorno. E’ una regola grammaticale sconosciuta ai più, ma è bene studiarla per non incappare più in gravi errori. Vi sorprenderà scoprire che si scrive in questo modo.
Capita spesso di trovarsi di fronte a un bivio grammaticale quando si tratta di utilizzare le particelle “ce” e “ne” nella lingua italiana. Un apostrofo o un accento possono fare la differenza tra una frase corretta e una stravolta. Si scrive ‘ce c’è’, ‘c’è n’è’ o ‘c’è n’è’? Scopriamolo di seguito…
“Ce n’è” è la forma contratta di “ce ne è”. È composta da “ce” (derivato da “ci”) e la particella pronominale “ne” seguita dal verbo “essere”. Questa forma è utilizzata per esprimere la presenza o la disponibilità di qualcosa. Esempio: ‘Avevo portato il dolce. Ce n’è ancora?’.
“Ce ne” è la forma alternativa del pronome “ci” seguito dalla particella pronominale “ne”. È utilizzata per evitare ripetizioni. Esempio: ‘Prendi altre caramelle, ce ne sono ancora’.
“C’è ne” è corretto quando i due elementi appartengono a frasi diverse, spesso con separazione di punteggiatura. Si tratta di “ci” con il verbo “essere” seguito dalla particella pronominale “ne”. Esempio: ‘Maurizio a casa non c’è, ne sono sicuro!’
“C’è né” è corretto quando “né” è una congiunzione e “c’è” è la forma contratta di “ci” seguito dal verbo “essere”. Ecco un esempio chiarificatore: ‘Cercavo il direttore o il suo assistente. Mi dispiace ma non c’è né l’uno né l’altro’. Ecco una spiegazione dettagliata di come utilizzare le particelle ‘ce’ e ‘ne’, ma servirà una certa pratica sul campo per acquisirne padronanza.
L’articolo Come si scrive? Il 90% delle persone sbaglia: la risposta è semplicissima proviene da Notizie 24 ore.
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